E.T. non è uno stronzo

Vorrei spezzare una lancia a favore di Emanuele Trevi. Anche se è della Lazio, E.T. non è uno stronzo rosicone come appare dai giornali di questi giorni. So che è difficile crederci, se vi basate su titoli come questi: “Trevi non ci sta: «Stop al Premio Strega degli editori»” oppure “Carofiglio e Trevi: “Pressioni degli editori troppo forti””

Questa sarebbe la sua reazione, dopo essere arrivato secondo per due voti al Premio Strega. L’intellettuale di sinistra che rosica perché non vince un premio e se la prende con il dominio delle case editrici in maggioranza berlusconiane sulla cultura italiana non è un tema di grandissimo appeal, ammetterete. Dunque uno non va a leggere l’articolo e giustamente passa alle pagine sul calciomercato, un gradino sopra anche da un punto di vista deontologico. Leggendo gli articoli oltre i titoli, invece, si ha quasi l’opinione opposta: E.T. ha molto apprezzato il libro di Piperno, non considera lo Strega un premio “truccato”, e critica solo il fatto che i candidati di partenza siano proposti dai loro editori e non da una giuria più indipendente.

Mi sembra una critica ragionevole, ma non me ne importa nulla dello Strega. Io vorrei solo far notare il livello di pressappochismo del “giornalismo culturale” italiano. Quest’anno si sono persi 700 mila lettori, e il modo in cui si parla di libri sui giornali secondo me è responsabile tanto quanto la crisi economica. Non è un caso se la fascia di età in cui si smette di leggere libri è la stessa in cui si inizia a leggere i giornali. E poi vorrei dare a Trevi quel che è di Trevi. Qualche mese fa ha accettato il mio invito di venire a raccontare Anna Karenina ai sedicenni di Primavalle e la Storta che frequentano la mia scuola. Non ho avuto l’impressione di uno stronzo, tutt’altro. Tra l’altro è venuto gratis, come hanno fatto anche altri Piccoli Maestri e come farebbero ben pochi giornalisti culturali. Se lavorate in una scuola, se avete uno stanzone pieno di ragazzini, se frequentate una scuola calcio o un oratorio, invitatelo (anche se è laziale).

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