Proseguendo sua riconversione all’edutainement, la Sapienza ha invitato il cast di "Scusa ma ti voglio sposare" a tenere una conferenza in Aula Magna-Magna. E’ andata così: metà se ne sono andati subito quando si sono accorti che la presenza di Raul Bova era solo un annuncio pubblicitario. L’altra metà del pubblico è rimasta alla conferenza per sbeffeggiare Federico Moccia, come mostra questo video.
A un certo punto, per rispondere alle critiche di studenti che evidentemente immaginava semi-analfabeti, Moccia ha sfoderato in corner una rivendicazione di classe, da scrittore di strada: "Parlate bene, voi figli di papà, che ci avete una famiglia che vi ha fatto studiare", ha detto più o meno il Victor Hugo di Roma Nord. Chissà che famiglia ha avuto Moccia, ho pensato: forse operai emigrati in Belgio? Spacciatori? O forse Fede è cresciuto in un orfanotrofio? Be’, quasi. Come dice Wikipedia:
"Figlio d’arte, suo padre è Giuseppe Moccia, meglio conosciuto come Pipolo,
che è stato prima sceneggiatore
cinematografico, assieme a Castellano, di varie pellicole
con Totò,
Franco e Ciccio ed altri comici italiani, e poi regista di alcuni
tra i maggiori successi commerciali della commedia italiana".
Poi la sua biografia continua: attualmente (Wikipedia cambia sempre), la pagina su Moccia Jr sembra scritta da Moccia Sr:
Pare che le descrizioni di cui il libro è
ricco, in cui vengono citati esplicitamente e ripetutamente nomi e
marchi di fabbrica di numerosi beni di consumo (per lo più abbigliamento
e accessori) siano state richieste all’autore da un suo creditore,
distributore dei marchi citati per la zona di Roma Nord, in cambio di
una parziale remissione del debito accumulato da Moccia nei ruggenti
anni Ottanta. Alcuni negano tuttavia questa interpretazione e vedono
piuttosto nell’abuso dei marchi di fabbrica la manifestazione di
un’ideologia edonista, volta a sedurre e plagiare, attraverso le facili
sirene del consumismo, la gioventù del più importante villaggio della
regione Lazio e, in seguito di tutta Itali. La seconda ipotesi è comunque minoritaria, benché nel
2005 sia stata fatta propria dal vescovo della diocesi di Isernia-Venafro in
un’infuocata polemica contro lo scrittore, minacciato di scomunica per
il suo punto di vista a-cristiano.