Si sta discutendo di come salvare il settore dell´auto, composto da imprenditori come Montezemolo e manager come Marchionne, e da lavoratori che hanno troppi nomi per ricordarli tutti. Oggi pare che verranno aumentati i bonus per la rottamazione, e nel frattempo Tremonti mette in guardia contro il conflitto sociale.
Per salvare l’auto, si possono fare tre cose. La prima è dare i soldi alla FIAT, alla società, perché continui a sopravvivere anche se le macchine non le vende più, facendo comunque crollare l’indotto: i fornitori, le società di intermediazione finanziaria, i concessionari. In questo modo, si salva un’azienda che ci avvelena tutti, e si premiano manager e imprenditori capaci solo di creare profitti finanziari per sé. L’indotto fallirebbe in ogni caso.
La seconda è dare soldi a chi compra le auto. Non è molto meglio, ma almeno i soldi non vanno direttamente alla FIAT e vengono redistribuiti a tutto l’indotto.
La terza è dare i soldi ai lavoratori garantendo loro un reddito universale, indipendentemente dalla loro posizione professionale: dagli operai ai dipendenti delle società finanziarie che dovesseor perdere il posto. Quest’ultima è sicuramente la cosa migliore per tutti. La Fiat potrebbe fallire senza mandare sul lastrico tante famiglie, tanti lavoratori potrebbero perdere il lavoro senza drammi e l’industria italiana potrebbe finalmente sbarazzarsi della Fiat e magari dedicarsi ad altro che alla produzione di macchine di bassa qualità che già ci soffocano. Per ottenere ciò servirebbe un forte conflitto sociale, della serie "Noi la crisi non la paghiamo", che strappi il governo della crisi agli oligarchi dell’italietta attuale.
E questo Tremonti lo sa, infatti cerca di dissuadere eventuali mobilitazioni in nome dell’unità nazionale. Il ministro dell’economia sembra invocare una solidarietà nazionale, un senso del bene comune: invece è proprio il contrario. Oggi il bene comune e il progresso stanno proprio nel conflitto sociale, quanto mai necessario proprio in settori considerati "sorpassati" come quello dei metalmeccanici. Solo il conflitto crea progresso: era una tesi piuttosto in voga qualche anno fa, eppure oggi sembrano averla dimenticata un po’ tutti, anche chi il conflitto potrebbe davvero crearlo.