Incollo qualche brano dall’intervento di stamattina – assai poco parlamentare – alla Camera di Ileana Argentin, una che guarda il mondo ad "altezza palle". Si discuteva della ratifica della direttiva europea sui diritti dei disabili. Il testo integrale dell’intervento è qui.
"Non è che il disabile, perché è segnato da Dio in un contesto di un meccanismo culturale ed etico, è il più sfigato. Vi sono tanti sfigati in questo mondo: vi sono i nomadi, i bimbi abbandonati, le persone che hanno difficoltà ad essere accolte, le donne violentate e abbandonate. Siamo tanti, e la guerra tra poveri non porta a niente. Invito il Governo a darci quello che è dovuto – cioè, le pari opportunità ed i diritti – ma a non non fare demagogia né a strumentalizzare un problema che, per molti, è anche un escamotage."
"Non sto dicendo che io sono una «superfica» eccezionale e straordinaria, dico soltanto che se faccio parte della famosa casta non sarò mai uguale al disabile di Tor Bella Monaca, né tanto meno a quello che abita a Benevento. Per quale motivo devo ricevere la stessa assistenza, la stessa riabilitazione di una persona che non dispone dell’appoggio economico pari al mio? Per quale motivo pensate di definirci tutti uguali?"
"Noi siamo tutti diversi; io non voglio essere uguale a lei, come credo lei non voglia essere uguale a me – mi permetto di usare lei come termine di confronto perché è il mio interlocutore – e ciò per un semplice motivo: perché io mi alzo la mattina e non vedo l’ora che questa cominci, credo che sia una cosa straordinaria da vivere. Non so come la pensi lei, ma le posso dire che per me domani è una gran «figata» e, come diceva Rossella O’Hara, domani è sempre un altro giorno."
"Il disagio è quello che ci creano gli altri: non siamo noi portatori di handicap, noi siamo ricevitori di handicap; lo scalino è il mio handicap, non sono io e non è la mia carrozzina l’handicap."
"Non siamo tristi né portiamo male a nessuno, nel senso che non la tiriamo a nessuno! Stare su quattro ruote dà una prospettiva diversa della vita. Immagino che per voi sia un’altra cosa stare in piedi: non so come sia il vostro mondo, ma spero che un giorno imparerete cosa sia il mio, ma non stando in carrozzina, basta che vi mettiate seduti su una sedia e guardiate al di là. Io sono abituata a vedere gli uomini e le donne che mi girano intorno ad un’altezza che, in modo poco corretto, definisco sempre, concedetemi un termine un po’ forte, «altezza palle». Vi dico francamente che così mi rendo subito conto di chi ho intorno: se si tratta di una persona in grado di affrontarci per quello che siamo o se ha già deciso quello che dovremmo essere. Io sono Ileana, e credo che il collega Paglia sia Paglia: rispettateci e dateci la ratifica di questa Convenzione, ma soltanto per dare a voi stessi un senso di equilibrio, di giustizia e di equità."