Pochi Nobel sono stati più scontati di quello per la fisica di ieri. Tutti o quasi erano d’accordo. Prima la previsione teorica, poi la verifica sperimentale: un magnifico esempio che il metodo scientifico funziona. Sir Karl Popper sarebbe stato fiero di Higgs. Ma, la sera con gli amici, secondo me avrebbe confessato qualche imbarazzo.
Già, il Nobel per la fisica è andato a Higgs, ma gran parte del merito deve essere condiviso con gli scienziati che al Cern l’hanno trovato, il suo bosone. Per farlo, hanno dovuto costruire una macchina apposita chiamata LHC, e ci sono voluti venticinque anni e tantissimi soldi. Ora, quella macchina ce l’hanno solo al Cern, e infatti il bosone l’hanno visto loro. Una scoperta eccezionale, tanto che il Nobel se lo aspettavano tutti.
Ma aspettate: ricordate Galilei? Diceva che una scoperta scientifica deve essere riproducibile, in modo che altri possano verificarla. Ma se solo il Cern ha quella macchina, e nessuno ne ha un’altra così potente, come facciamo a fidarci? Non potrebbero essersi messi d’accordo, o semplicemente auto-suggestionati, gli scienziati del Cern? In fondo, dopo tanti anni e tanti soldi, immaginate cosa si sarebbe detto se avessero annunciato: “No, il bosone di Higgs non c’è. Higgs ha preso una cantonata”. Qualche pressione forse l’hanno sentita. Era davvero falsificabile come chiedeva Popper, la previsione del bosone?
Per rispondere di sì (vero?), pensiamo ad un’altra “scoperta” recente legata al Cern, di cui si è parlato molto: i neutrini più veloci della luce, quelli del tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso. Be’, nel giro che conta non ci aveva creduto nessuno. Anche nello stesso gruppo di ricerca autore della scoperta, molti avevano chiesto di tirarsi fuori da una scoperta potenzialmente rivoluzionaria, perché non si fidavano. E alla fine, l’errore saltò fuori. Il Cern aveva avuto ragione sul Cern.
Quindi, mettere d’accordo gli scienziati non è poi così facile. Tra le migliaia di persone che lavorano al Cern ci sono rivalità, dispetti tra colleghi, nazionalismi, invidie. Per ogni scienziato entusiasta per il bosone, ce n’è sicuramente un altro che spera nella cantonata del collega, magari per piazzare un dottorando al posto di un altro. Ma questo è normale, in un centro di ricerca così grande. Un laboratorio più piccolo, invece, può essere diretto con polso fermo, in modo che nessun dissenso affiori. E in quel caso, come si fa a prendere per buone le scoperte?
Una buona organizzazione scientifica, dunque, non è fatta solo da ottimi scienziati. Ci vuole qualcuno che “semini zizzania”, che metta i ricercatori l’uno contro l’altro; più il gruppo è forte, come al Cern, e più zizzania serve. Se la teoria del bosone è falsificabile e può aggiudicarsi un Nobel, non è tutto merito di Higgs, o di Fabiola Gianotti, o altri fisici ancora. È merito della zizzania.