Anticonformismo ed egemonia

Grzegorz Kondrat e Katarzyna Sznajd-Weron, entrambi all’Istituto di Fisica Teorica di Wroclaw (Polonia) mostrano, con simulazioni di un modellino teorico, che basta un piccolo grado di anticonformismo in una società per creare cambiamenti di opinione di massa. Nel modello, gli individui possono avere due opinioni (A e B), e stanno tutti in cerchio. Ognuno interagisce con i due che lo seguono. Se uno ha l’opinione A e i due vicini alla sua destra hanno l’altra opinione B, cambia idea. Se i due vicini hanno la sua stessa idea A, lui vuole fare lo "strano" e con una piccola probabilità cambia idea e si schiera con B (comportamento anti-conformistico). Si ripete quest’operazione molte volte prendendo terzetti a caso, e si vede come vanno le cose.

Se la probabilità di un comportamento anticonformistico è alta, ovviamente gli individui in cerchio non si mettono mai d’accordo. Ma basta che la probabilità dell’anticonformismo sia bassa (anche il 3%, cioè quanto il voto di Sinistra e Libertà) perché ci siano periodo di consenso in cui tutti la pensano A, e poi improvvisi cambi di opinione, in cui tutti la pensano B.

Questo inserimento è stato pubblicato in scienze. Metti un segnalibro su permalink. Sia i commenti che i trackback sono chiusi.

2 Commenti

  1. pwd
    Pubblicato il 13 Gennaio 2010 alle 3:36 pm | Permalink

    Non mi ricordo esattamente cos’avesse fatto Galam (citato nell’articolo). Comunque sono tutte variazioni sullo stesso tema. I modelli di Snajd di solito si caratterizzano per il fatto che utilizzano regole di unanimità (“se tutti i vicini la pensano così, allora…”), mentre spesso si usano regole di maggioranza.

  2. Paolo
    Pubblicato il 13 Gennaio 2010 alle 12:23 pm | Permalink

    Ma non lo aveva gia’ fatto Galam su reticolo? Se non ricordo male, pero’, lui non trovava periodi di grande consenso, ma una sostanziale parita’