Blindati d’agosto

La Sapienza d’agosto è una landa desolata. Non ci sono studenti, non ci sono impiegati, qualche ricercatore si aggira sotto il sole. Non è un parcheggio come d’inverno. È bella, in questo periodo.

Sotto il Rettorato ci sono i blindati. Mandare l’esercito a sorvegliare la deserta Sapienza agostana dev’essere una mano tesa ai militari imboscati e fannulloni. I mezzi sembrano vecchiotti: hanno dovuto tirar fuori dai garage i cellulari in disuso per fare scena, penso. Questo è un governo furbo. Berlusconi ha capito che d’agosto si può sparare qualsiasi cazzata, tanto nessuno controlla: il militari nelle strade, l’Alitalia, la monnezza sparita.

Che invece c’è ancora. Pure qui alla Sapienza. Davanti a Giurisprudenza, per esempio, c’è una discarica a cielo aperto: armadi, lavagne, assi di legno ammucchiate per smaltimenti estivi. Ancora non puzzano. C’è anche una Cinquecento rossa che avrà quarant’anni, parcheggiata accanto alla monnezza. È perfetta, con la targa originale degli anni sessanta. Ma vicino a scartoffie più o meno coetanee, è a rischio rottamazione pure lei. Mi ricorda quella con cui ho imparato a guidare io, morta in un incrocio contro un’altra Cinquecento quando avevo ancora il foglio rosa. Non avevo imparato benissimo.

Qualche striscione sbilenco pende dalle finestre di Giurisprudenza. I collettivi in vacanza lo avranno dimenticato appeso. È il segno del calo di tensione politica dell’università, e non è solo una questione estiva. "La legalità sono gli studenti", dice lo striscione. Fa un po’ "don Ciotti", i collettivi rifondaroli sono a corto di idee ma contro Alemanno e La Russa bisognerà pur dir qualcosa. Un altro striscione piove da Lettere. Si legge "lezioni" e "popolari". Uhm, mi avvicino. "Vogliamo le lezioni popolari", c’è scritto. Questo non me lo ricordavo. Una scritta ancora fresca su un muro cita "Mao Tse-Tung 1927". E mi pare proprio strana, per essere agosto 2008.

Poi capisco tutto.

I vecchi blindati, gli armadi ammucchiati sotto Giurisprudenza, la Cinquecento, gli striscioni: alla Sapienza, d’agosto, stanno girando un film sul Sessantotto. Quarant’anni sono passati inosservati e la Sapienza e il suo marmo sono un set perfetto. Oppure è la realtà che non è cambiata granché: se fosse stato per i blindati, la monnezza e la Cinquecento, non ci avrei trovato nulla di strano. Solo gli slogan politici appaiono fuori luogo. Anche perché sono di una bruttezza rara. Oggi gli studenti privilegiano la qualità nelle scritte e negli striscioni, rispetto alla quantità. Hanno slogan ficcanti, ma ne hanno pochi, pochissimi. 

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