Cosa ha davvero detto la Corte Suprema americana sulla causa Monsanto vs Bowman

L’azienda agro-chimica Monsanto ha vinto una causa molto importante contro il contadino americano Vernon Bowman. L’agricoltore è stato denunciato da Monsanto per aver usato semi contenenti geni brevettati (RoundUp) senza aver pagato la licenza. Bowman si è difeso facendo appello alla “dottrina dell’esaurimento”: chi compra regolarmente un prodotto brevettato, poi è libero di farci quel che vuole. Per un cellulare cioè è fuori discussione: se compro un iPhone, poi sono libero di farne ciò che voglio, anche piantarlo sottoterra e aspettare di vederne crescere un altro. Ma per i semi, una simile dottrina non è mai stata presa in considerazione. In fondo, se posso seppellire un telefono, perché non posso seppellire un seme? La sentenza era molto attesa perché, se Monsanto avesse perso, l’intera filiera dell’agricoltura OGM avrebbe dovuto riconfigurarsi. Anche se non in modo così rivoluzionaro come sembra: sarebbe bastato far firmare accordi più stringenti ai contadini clienti di Monsanto, come giustamente sostiene il Center for Food Safety.

La Corte Suprema ha deciso che coi semi non si può. La sentenza del giudice Kagan ha affermato che “la dottrina dell’esaurimento si applica al singolo articolo venduto”, e dunque non ai semi successivamente prodotti. Ma ha ammesso che si tratta di una distinzione sottile e che la sentenza deve considerarsi valida solo per il caso in questione. “Non si applica a qualunque prodotto auto-replicante”. Per i quali, dunque, sembra necessaria una nuova legislazione apposita.

Per approfondire: “Seed Giants vs U.S. farmers”, Center for Food Safety

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