Per un’ora d’amore

Niente spiega la precarietà, la corruzione e la scarsa lotta ad entrambe nel mondo della ricerca come il seguente bando di concorso preso da un sito del CNR (notare la durata del contratto*).

* Questo contratto iper-precario (un’ora credo sia il minimo mondiale) è però solo formalmente un annuncio di lavoro. In realtà, per evitare che il CNR spenda soldi per consulenze miliardarie e spesso clientelari, hanno deciso di indire un bando pubblico per qualsiasi opera occasionale prestata da un esterno all’ente, in nome della trasparenza. "Qualsiasi" vuol dire qualsiasi: il bando della figura, in effetti, serve a invitare una persona (ovviamente scelta in anticipo) a fare un seminario di un’ora. Ma formalmente anche per un semplice invito di un’ora all’università bisogna bandire un concorso, che ragionevolmente sarà finto e "pilotato: se invito Tizio a fare un seminario ai miei studenti, non può certo vincere Caio, che non ho nessuna intenzione di invitare. Questo vuol dire che la mobilità dei ricercatori, soprattutto giovani e senza segreterie a disposizione, si blocca perché piuttosto che bandire un concorso generalmente si rinuncia al seminario (tranne pochi instancabili eroi, come Stefano Zapperi). E che la tanto declamata trasparenza si trasforma spesso nel suo opposto.

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