Trenitaglia

Tutti scandalizzati perché duecento pendolari poveri occupano un treno e "spaccano in due l'Italia". Come se non fosse già spaccata e non fossero proprio i pendolari napoletani a tenerla insieme almeno un po' con i loro viaggi. Comunque, la storia del "treno che spacca" è stata chiaramente orchestrata da Trenitalia, con la collaborazione delle forze dell'ordine: altrimenti è inspiegabile. Due controlli dei biglietti in piena notte coadiuvati dalle guardie (il secondo, a Roma, è avvenuto alle 4 di mattina) non possono essere improvvisati. Ed è impossibile che basti bloccare un binario della Stazione Tiburtina (nemmeno Termini) per spaccare l'Italia. Volete dire che se si rompe un cavo elettrico a Tiburtina, o si sposta una traversina, o si rompe un locomotore, si fermano 50 treni? Impossibile, dai. La verità è che creare questo caso faceva comodo a Trenitalia, stufa di essere considerata servizio pubblico e non un'azienda come le altre. Oppure serviva a rinnovare la convenzione con la Campania, che fino a ieri pagava una parte del biglietto dei pendolari. Oppure c'era altro ancora, che non so. In ogni caso, i media da ieri battono il tamburo dello scandalo, portandosi appresso un sacco di benpensanti. Come se i giornalisti pagassero il biglietto.

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