Uno che piacerebbe a Brunetta

Fares Akram è il corrispondente dell’Independent da Gaza. Il padre – un dipendente pubblico licenziato da Hamas – è stato ucciso dai cannoni israeliani qualche giorno fa. La moglie dovrebbe partorire dopodomani in un ospedale di Gaza City, ed ora lui e lei sono anche sfollati. Insomma, ne ha abbastanza per mettersi in aspettativa. Eppure, i suoi articoli quasi quotidiani rappresentano forse il miglior reportage da dentro l’assedio israeliano. Non è che io sia un grande estimatore dei reporter d’assalto, che spesso sono il risultato di un arrivismo sfrenato, ma giusto per fare un confronto: Repubblica chiama "reportage nell’inferno della Striscia" l’intervista ad un parlamentare europeo del PD che con altri diplomatici ha visitato per due ore degli uffici Onu a pochi chilometri dalla frontiera con l’Egitto.

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Be afraid. Be very afraid.

Sull’ineguagliabile colonna di destra di repubblica.it, in questo momento la notizia in primo piano si intitola "Usa, bimba rapita dalla nonna. La ritrovano con Google Street" (ovviamente, "Google Street" non esiste, ma vabbe’). Dal titolo, pensavo – solo io? – si trattasse di un caso alla Emanuela Orlandi risolto per un’incredibile coincidenza attraverso le foto di Google Streetview. Invece, la notizia non è proprio una bomba: una ragazzina rapita dalla nonna era stata portata in un motel, da cui la donna ha telefonato alla polizia. Con il cellulare la polizia è risalita alla sua posizione, e poi ha cercato su Google quali motel ci fossero nella zona. Significativo come Gizmodo, un sito un po’ meno cialtrone di Repubblica su queste cose, riassume la notizia: "La polizia ora sa usare Google. State attenti. State molto attenti".

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Anarchy in the UK

Anche a Londra i giornali svegli hanno capito che i centri sociali piacciono ai loro lettori e che ‘sti autonomi, se ci si mettono, ci sanno fare.

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Quello che se le lega al dito

Il bombardamento israeliano di una scuola dell’Onu piena di rifugiati palestinesi aveva trovato persino degli avvocati difensori che l’avevano buttata un po’ in caciara: sono morti civili, certo, ma solo perché Hamas li usava per coprire i mortai nascosti nell’ex-scuola, documentati persino da fotografie. Oggi il quotidiano israeliano Haaretz pubblica l’ammissione di colpa da parte dell’esercito israeliano: dall’ex-scuola nessuno sparava e le foto diffuse dall’esercito in realtà risalivano al 2007.

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Imparare dal nemico

Amnesty International sostiene che la moda di usare i palestinesi come scudi umani va forte anche tra i soldati israeliani.

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Dagli amici mi guardi Iddio/3

Dato che l’esercito israeliano spara sui suoi mezzi durante la tregua, l’Onu ha sospeso la fornitura degli aiuti ai palestinesi. E se a sparare fossero stati i palestinesi, l’Onu che avrebbe fatto?

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Dagli amici mi guardi Iddio/2

Secondo Amira Haas, dall’inizio delle operazioni militari israeliane Hamas ha ucciso molti più palestinesi che israeliani.

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Allah non gioca a dadi

In questa foto c’è un calciatore con una maglietta che esprime solidarietà ad una regione martoriata dalla guerra, e tre con magliette che fanno pubblicità a un sito web di gioco d’azzardo. Quello che rischia la multa perché la maglietta è inopportuna è il primo.

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Come una rete da tennis

Un’altra prova dell’insipienza dell’Onu in Medio Oriente, checché ne dica D’Alema: l’Independent pubblica un lungo pezzo sui Katyusha sparati dal Libano verso Israele, e sui colpi di artiglieria da Israele al Libano in risposta ai razzi. E non cita nemmeno di sfuggita il fatto che quei lanci sorvolino una missione militare di interposizione delle Nazioni Unite che dovrebbe mantenere in pace la zona.

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Le grandi colpe di Berlusconi/3

Illudermi che il nostro premier sia avido e corrotto almeno quanto Sarkozy, tanto da imitarlo e togliere gli spot dalla Rai pur di favorire Mediaset. Se li toglie sul serio, giuro che comincio a pagare il canone Rai proprio adesso che ho rinunciato alla tv.

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