Rifiuti riciclabili all’infinito

Mario Di Carlo. Sì, lui.

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TGirolamo

Alessandra Daniele è attualmente l’autrice satirica più brava in circolazione – autori satirici compresi – secondo me. Carmilla deve averle fatto un contratto tipo quello di Totti alla Roma, per averla in esclusiva.

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L’inchiesta nuovo stampo

"La catastrofe senza fine di Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici, perno e anima della "cricca", detenuto dal 10 febbraio, conosce un ennesimo passaggio istruttorio che adombra una nuova e diversa ipotesi di reato: favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione maschile." (Carlo Bonini su Repubblica di oggi)

Come scrive Bonini, si tratta di un’ipotesi di reato nuova di zecca, nel senso che lo "sfruttamento della prostituzione maschile" non è punito in modo specifico dal codice penale. La legge parla, ovviamente, solo di prostituzione tout court, indipendendemente dal genere della persona prostituita. "Maschile", in quel contesto, serve solo ad utilizzare l’aggravante tutta mediatica dell’omosessualità (d’altra parte, il titolo del pezzo parla da solo). Che poi l’omosessualità nel titolo è l’unica cosa che si riferisce a Balducci, visto che lo stesso Bonini spiega che, caso mai, gli sfruttatori e i favoreggiatori sono altri. Tra l’altro, se "maschile" riferito a "prostituzione" è un’aggravante, "lo sfruttamento della prostituzione femminile" sarebbe un’attenuante, secondo Carlo Bonini? Insomma, un altro giorno di gloria per il quotidiano di opposizione.

Libera associazione di idee: Marcello Dell’Utri annuncia di avere un capitolo inedito di Petrolio di Pasolini. Chissà cosa avrebbe scritto Pasolini di queste giornate.

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Non tutto il mondo è paese

Potevano risparmiarsi di scrivere in inglese "vietato appendere lucchetti". Non so come vadano i libri di Moccia all’estero, ma secondo me a uno straniero, prima di leggere questo cartello, non verrebbe mai in mente di cercare un ferramenta a Roma Nord, spendere dei soldi per un lucchetto, appenderlo a Ponte Milvio e andarsene. Dopo averlo letto, magari si informa e lo fa (la foto viene da qui).

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Pavlov

A Roma, tra le poche candidature valide rimaste, c’è quella di un cicloattivista abbastanza conosciuto alle masse (critiche). E subito inizia il dibattito, nei media di movimento: bisogna parlarne o è un cedimento alla democrazia borghese?

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Per fortuna ci sono i movimenti

La giornata del 1 marzo, intitolata "24 ore senza di noi", poteva rivelarsi un boomerang. Invece, grazie a manifestazioni non oceaniche ma dignitosamente numerose, senza appoggi da parte degli apparati, la giornata del Primo Marzo non sarà ricordata come un Grande Flop. Ieri in piazza a Roma (come altrove) c’erano migliaia di persone: in maggioranza centri sociali, comitati di lotta per la casa, associazioni di base, insomma i movimenti. Quelli che quando c’è da organizzare un corteo abbassano la testa e si danno da fare.

I presupposti del Grande Flop però c’erano tutti, ed è inutile negare il pericolo solo perché scampato. Tre assenti principali, infatti, potevano far fallire la giornata:

– la "società civile": quella delle riviste di sinistra, della base del PD, dei giustizialisti di sinistra, che aveva lanciato su Internet l’infelice slogan "Sciopero bianco". Infermieri, badanti, operai, magazzinieri non scioperano per accontentare Paolo Flores D’Arcais, ma solo se pensano che serva a qualcosa. Perciò, negli ultimi giorni tutti a spiegare che "24 ore senza di noi" non voleva dire veramente "senza" (ma "24 ore senza di noi" cos’altro vuol dire?): era solo uno slogan bello, che funziona su Facebook, niente di più. Ieri, in piazza, quella società civile non c’era, e di scioperi bianchi non si ha notizia. L’evaporazione dovrebbe indurre diffidenza nei confronti dei vari sessantottini che oggi, credendosi più furbi di tutti, cavalcano populismi faciloni. Lo dico a me, prima che agli altri.

– la CGIL: il primo sindacato italiani dei lavoratori che, mentre si parlava di astenersi dal lavoro ("24 ore senza di noi" cos’altro vuol dire?), ha indetto una giornata di astensione dal consumo. È lecito dubitare dell’idea di uno sciopero dei soli migranti. Ma o lo si generalizza o lo si denuncia apertamente. Così, invece, il sindacato di Epifani si è mostrato lontano da qualsiasi accezione possibile di difesa del lavoro. Sindacalisti su Marte.

– i migranti: pochi in piazza, poche le astensioni dal lavoro, e solo dove i migranti sono sindacalizzati da tempo e la FIOM ha indetto ufficialmente scioperi. Per il resto: i più attenti avranno capito che il Primo Marzo si lavora come sempre. Al massimo, chi ha il turno di notte e il pomeriggio libero va al corteo. Gli altri, i più distratti, avranno capito che "24 ore senza di noi" significa "sciopero" ("24 ore senza di noi" cos’altro vuol dire?), e avranno pensato: no, grazie, sono stufo di fare le cose che gli italiani non sono più disposti a fare.

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Imparare le buone pratiche

Si dice sempre che la politica trascuri la ricerca: è vero, altrimenti saprebbe come fare. Al C.N.R., se il candidato predestinato sbaglia nel presentare i documenti, si riaprono i termini per la presentazione, e tutto si aggiusta. Sommessamente, meritocraticamente, come piace a noi. Ma Maroni non mi sembra uno stupido: secondo me, è uno che da un paio di giorni guarda con molta attenzione al mondo della ricerca. Vedremo.

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ISTITVTO

"Il tasso di disoccupazione continua a
salire e a gennaio si posiziona all’8,6 per cento, dall’8,5 per
cento di dicembre 2009. Lo comunica l’Istat, sottolineando che è il
dato peggiore da gennaio 2004, inizio delle rilevazioni."
(da Repubblica.it di oggi)

Se uno legge mezzi di informazione un po’ cialtroni per quanto maggioritari, si fa l’idea che fino al 2004 l’Istituto Nazionale di Statistica non facesse indagini sulla disoccupazione. Eppure di cose ne erano successe: la Guerra, la Ricostruzione, la Crisi Petrolifera, gli Anni di Piombo, i 35 Giorni di Mirafiori, le Monetine al Raphael, e nessuno si era mai chiesto: ma in Italia si trova lavoro? Ovviamente, se l’erano chiesto. Basta cercare proprio nell’archivio di Repubblica.it, per sapere che l’Istat aveva avuto l’originale idea di contare i disoccupati ben prima del 2004 (ha iniziato negli anni ’50: l’Istat esisteva già quando la U si scriveva "V"), e che la disoccupazione negli anni ’80 era stabilmente più alta che oggi.

Ma c’è una mezza verità, in quello che scrive oggi Repubblica: nel 2004, l’Istat si è adeguato a standard internazionali e ha creato una rete di rilevazione di alto livello qualitativo per misurare occupazione e disoccupazione. I numeri però danno fastidio, se sono credibili. Dimostrando grande consapevolezza della posta in gioco (il valore sociale della conoscenza statistica), l’Istat lo scorso anno ha deciso di esternalizzare la rilevazione delle Forze di Lavoro all’IPSOS, l’istituto di Nando Pagnoncelli. Quello che, quando dava i numeri (sbagliati) alla Rai, disse "Se non mi volessero più, li capirei". Perciò, se a Repubblica hanno tanto a cuore la qualità della statistica, dovrebbero dire che le rilevazioni (quelle vere) sono iniziate nel 2004, ma sono anche finite nel 2009.

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Una scomoda verità

In Italia, pare un gesto da irresponsabili spiegare ai lettori che lo sciopero dei piloti tedeschi è finito perché un tribunale del lavoro ha costretto la Lufthansa a riaprire la trattativa senza condizioni, e non il contrario. Paradossalmente, solo il giornale dei padroni ha il coraggio di dirlo. Se l’informazione è quella che è, non è solo colpa di B. I giornali, in Italia, sono anche questo, non dimentichiamolo.

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First we take Manhattan

Anche la New York Review of Books si schiera coi No Dal Molin.  

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