Il brevetto (da solo) non basta

Innovazione non è il bre­vetto. Su que­sto, dai ricer­ca­tori agli impren­di­tori, sono tutti d’accordo. Non rimane che spie­garlo al governo, che invece anche su que­sto ter­reno pro­cede piut­to­sto per slo­gan e sem­pli­fi­ca­zioni.

L’occasione per man­dare un mes­sag­gio in que­sta dire­zione è venuta da un con­ve­gno inti­to­lato «Bre­vetto o non bre­vetto. Que­sto è il pro­blema?», orga­niz­zato dalla Fede­ra­zione dei Lavo­ra­tori della Cono­scenza (il sin­da­cato di scuola, uni­ver­sità e ricerca della Cgil) presso la sede cen­trale del Con­si­glio Nazio­nale delle Ricer­che. Non deve stu­pire che di come appro­priarsi e com­mer­cia­liz­zare i risul­tati della ricerca (a que­sto serve bre­vet­tare un’invenzione) si discuta anche tra i ricer­ca­tori pub­blici: negli anni recenti, i governi di ogni colore hanno sol­le­ci­tato con ogni mezzo uni­ver­sità ed enti di ricerca a ren­dere appe­ti­bile sul mer­cato la pro­du­zione dei pro­pri laboratori.

Ma che un bre­vetto sia di per sé garan­zia di pro­fitto è tutto da dimo­strare. Lo testi­mo­nia la scarsa for­tuna del decreto legge deno­mi­nato «Invest­ment Com­pact», adot­tato a fine gen­naio dal governo Renzi. Oltre a ride­fi­nire lo sta­tuto delle ban­che popo­lari, il decreto con­te­neva una norma che affi­dava la com­mer­cia­liz­za­zione di tutti i bre­vetti pub­blici all’Istituto Ita­liano di Tec­no­lo­gie (Iit) di Genova. Dopo una gra­gnuola di comu­ni­cati allar­mati, per riba­dire il con­cetto al con­ve­gno sono inter­ve­nuti sia il pre­si­dente del Cnr Luigi Nico­lais che il diret­tore scien­ti­fico dell’Iit Roberto Cin­go­lani, entrambi con­tra­ris­simi al decreto. Ma se la posi­zione del Cnr è com­pren­si­bile, in quanto esso rischia di vedersi alie­nata la gestione di cono­scenze svi­lup­pate dai pro­pri ricer­ca­tori, più signi­fi­ca­tiva è l’opposizione dell’Iit, che di gestire inven­zioni asse­gnateper decreto non ha alcuna inten­zione.

(continua sul sito de “il Manifesto”)

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A che serve la sociologia della scienza

Pochi Nobel sono stati più scontati di quello per la fisica di ieri. Tutti o quasi erano d’accordo. Prima la previsione teorica, poi la verifica sperimentale: un magnifico esempio che il metodo scientifico funziona. Sir Karl Popper sarebbe stato fiero di Higgs. Ma, la sera con gli amici, secondo me avrebbe confessato qualche imbarazzo. Leggi tutto »

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La mela mangiata dagli gnomi

Sul Manifesto del 6 settembre 2013 ho scritto un pezzo in cui azzardo un parallelo tra la bolla speculativa e quella brevettuale: entrambe mostrano o hanno mostrato una crescita drogata, lo svilupparsi di un mercato speculativo, e una crisi sostanziale dell’attività di valutazione.  Leggi tutto »

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Perché Gould ce l’aveva con Dawkins, Wilson, Rifkin e Capra

La recensione di “Un riccio nella tempesta” di S.J. Gould (Codice, 2013), pubblicata sul Manifesto del 21 agosto 2013.

Al biologo Richard Dawkins bastano 140 caratteri per finire sui giornali. Colpa di un tweet di inizio agosto, in cui l’autore de Il gene egoista riportava una statistica apparentemente neutra: il Trinity College di Cambridge ha ricevuto più premi Nobel di tutti i musulmani messi insieme. Su Dawkins sono piovute le accuse di razzismo dai social network, dalla stampa di sinistra, come il New Statesman, e persino dal più conservatore Daily Telegraph.

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Troppo bella per essere vera scienza

Recensione di “Scienza” di Gilberto Corbellini (Bollati Boringhieri, 2013) pubblicata su “il Manifesto” del 25 luglio 2013.

L’ultimo pamphlet di Gilberto Corbellini pare fatto apposta per colpire. Già il titolo («Scienza», Bollati Boringhieri, pp. 158, euro 9) è monolitico. La collana, poi, si chiama «i sampietrini». E l’autore, storico della scienza e firma prestigiosa delle pagine scientifiche del supplemento domenicale del «Sole 24 Ore», non si tira indietro quando bisogna difendere il lavoro dei ricercatori dalle calunnie, dalle ingerenze e dai pregiudizi di cui è vittima.

Anche lo stile ricorda l’arringa, visto che in ogni capitolo viene confutato un diverso pregiudizio nei confronti della scienza. Ad esempio, a chi afferma «La scienza non spiega tutto» o «Gli scienziati sono divisi», per Corbellini è fin troppo facile rispondere: e meno male. Certo che gli scienziati litigano tra loro, li paghiamo proprio per abbattere le teorie altrui e sostituirle con altre più valide. Gli scienziati commettono errori, come i politici e i cardinali, ma dispongono di un metodo condiviso per metterli a frutto e migliorarsi.

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Affinità e divergenze tra il compagno Vannoni e noi

Marco Cattaneo, direttore di “Le Scienze”, rivista con cui collaboro, ha scritto un lungo e appassionato post sul suo blog lamentando il pessimo clima in cui si muovono gli scienziati in Italia. Parte da due terapie che utilizzano cellule staminali: quelle del ciarlatano Vannoni, probabilmente basate su somiglianze fotografiche tra cellule danneggiate e neuroni, e quelle elaborate da Luigi Naldini, del S. Raffaele di Milano, di comprovato livello scientifico e cofinanziate da Telethon. Secondo voi, per quale delle due l’Italia sta per spendere tre milioni di euro? Leggi tutto »

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Margherita Hack, una grande manager

margherita-hack-san-marino_articoloMargherita Hack è morta a Triesta, all’età di 91 anni. Per sua scelta, recentemente non si era sottoposta a un intervento chirurgico per alleviare i problemi cardiaci che da tempo l’affliggevano. «Preferisco morire sorridendo», aveva confessato al giornalista e amico Federico Taddia, a cui aveva raccontato i suoi primi novant’anni in una recente autobiografia. Leggi tutto »

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Epistolario per un nuovo umanesimo

I primi crateri lunari disegnati da Galileo appaiono in un appunto del 1610 sotto un oroscopo dedicato al suo ex-allievo e futuro datore di lavoro, Cosimo II de’ Medici. Questo semplice documento, in apparenza secondario, fornisce spunti sufficienti per scoprire i temi principali della ricerca di Bruno Latour, sessantaseienne sociologo delle scienze e docente alla facoltà parigina di scienze politiche: l’abilità dello scienziato nella manipolazione dei segni e la convivenza, nel nascente pensiero moderno, di empirismo e superstizione. È lecito dunque parlare di «rivoluzione» scientifica? Leggi tutto »

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Il manuale della ggente

Adam Arvidsson e Alessandro Delfanti, “Introduzione ai media digitali”, il Mulino, 2013.

La manualistica universitaria sui media non gode in generale di grande fama. Aprendo un libro intitolato “Introduzione ai media digitali”, ci si aspetterebbe di leggere spiegazioni su cosa sia un blog o un social network, e l’ennesima, ammirata analisi del fenomeno nuovissimo del web-due-punto-zero. Stiracchiate abbastanza da riuscire a riempirci centocinquanta pagine. Il libro di Arvidsson e Delfanti appena pubblicato dal il Mulino, invece, è di tutt’altra specie.
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Brevetti in campo

Il 40% circa della popolazione mondiale basa la propria sussistenza sulle attività agricole, sulla caccia o sulla pesca (dati FAO). Quasi la metà degli abitanti del pianeta ha dunque un rapporto con la terra e le sue risorse molto diverso dal nostro. Per loro, “apple” significa ancora “mela”. Tuttavia, la globalizzazione economica ha assegnato a tutti le stesse regole. Negli ultimi trent’anni, l’innovazione in campo agricolo ha progressivamente adottato le norme sulla proprietà intellettuale vigenti in ambito tecnologico. Oggi, una nuova qualità di frutta o di verdura vale quanto un nuovo smartphone ed entrambi vengono premiati con un brevetto. La possibilità di brevettare nuove specie di piante o proprietà benefiche di colture già note è uno degli aspetti più controversi dell’internazionalizzazione dei mercati. Introdurre limiti all’utilizzo di tecnologie e risorse agricole significa infatti modificare alcuni meccanismi fondamentali della civiltà contadina. Qualcosa però ora potrebbe cambiare.

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