“Mario Tronti era mio zio”

Con un’intervista così, al New Yorker avrebbero già firmato il contratto per un libro (ma forse anche in Italia?). Un dubbio: ma perché Mario Tronti “era” suo zio?

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Bambini di strada

Cominciano ad arrivare conferme ad una tesi che avevo azzardato qualche giorno fa: su City di oggi – ok, non è il Financial Times – c’è un articolo intitolato:

“Paghette dei bambini K.O. La crisi le riduce del 30%”

Paghette dei bambini ko
La crisi le riduce del 30%

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La legge sul prezzo dei libri

[Sulla nuova legge sul prezzo dei libri, di prossima approvazione al Senato, c’è un blog che spiega tutto e raccoglie le opposizioni. È difficile capire perché editori e librai indipendenti (i “buoni”) vogliano fissare i prezzi, e i grandi gruppi editoriali (i “cattivi”) chiedano di poter fare sconti maggiori. E spesso gli appelli sono un po’ prolissi. Quindi riassumo qui le poche cose da sapere davvero. In neretto, le cose ancora più essenziali. Poi, una volta, faremo un discorso un po’ più generale. Ma farlo adesso sarebbe “benaltrismo”. ]

1. Editori, distributori e librerie principali fanno capo agli stessi 4 gruppi: Feltrinelli, RCS, Mondadori, Messaggerie. Controllando tutta la filiera, guadagnano l’intero prezzo del libro meno i costi di produzione (stampa e compensi all’autore), perché le altre spese sono solo partite di giro interne agli stessi gruppi. Le librerie indipendenti invece guadagnano sui libri il 28-30% del prezzo di copertina (cioè comprano a 7-7.20 euro un libro che al pubblico costa 10 euro).

2. Gli editori potranno decidere di abbassare il prezzo quanto e quando vogliono. Con la nuova legge, i libri continuano ad avere un prezzo fissato con sconto massimo del 15%. Però la regola non varrà in occasione di campagne promozionali che possono durare un mese al massimo e che possono ripetersi fino coprire undici mesi l’anno.

3. Se la libreria Feltrinelli abbassa il prezzo di un libro del 30% continua a guadagnare molti soldi. Ma una libreria indipendente, che ha comprato quel libro prima della campagna promozionale e deve rivenderlo con lo sconto del 30%, non può permettersi di competere con le librerie maggiori e va fuori mercato. Infatti, se un libro costa 10 euro e Feltrinelli lo vende col 30% di sconto a 7 euro, un libraio indipendente dovrebbe rinunciare a tutto il guadagno per competere: avrà comprato quel libro dal distributore a 7 euro e dovrebbe rivenderlo al pubblico alla stessa cifra.

4. Perciò i librai e gli editori indipendenti in tutto il mondo chiedono che i libri abbiano prezzi bassi e fissi, mentre i grandi gruppi editoriali vogliono libri con prezzi alti e liberi.

5. La legge è stata scritta dal PD ed approvata dal governo Berlusconi in quanto gli interessi di Feltrinelli, RCS, Messaggerie e Mondadori sono sostanzialmente gli stessi.

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Io, Lady Gaga e i giovani d’oggi

Io ignoro chi sia Lady Gaga, e coltivo con cura questa lacuna culturale. Non l’ho mai vista (o visto? io uso il femminile, e non avvertitemi se è sbagliato) nemmeno su YouTube; non voglio sapere se quella canzone che mettono sempre alla radio è la sua. Il mio non è snobismo. A me in realtà piacerebbe tanto sapere chi sia Lady Gaga, ma cerco di trattenermi dal googlarlo con le virgolette, che sarebbe così facile.

La ragione è un’altra: io non cerco Lady Gaga, ma spesso è lei che trova me. Negli articoli che leggo se ne parla spesso: “Miss Pimpy, la nuova Lady Gaga”, “Lady Gaga ha rubato l’identità”, “Lady Gaga cantò in Abruzzo quando non era ancora famosa”. Con queste frasi smozzicate, citazioni, interviste a parenti di sue amiche, mi sono costruito una mia idea di Lady Gaga in continuo aggiornamento. Nella mia vita, ho creduto ad una Lady Gaga spogliarellista, emigrata, cantante, G,L,B,T, Q, un fake, JT Leroy, americana, italiana, tedesca, americano, italiano, tedesco. Un po’ come gli dei degli infiniti universi paralleli di Don Pizzarro. Ogni volta che aggiungo un particolare alla mia personale Lady Gaga ne escludo un altro, e capisco quali luoghi comuni sulla cultura pop ho in testa, quali non ho più e quali dovrei avere.

Faccio questo gioco perché credo che si possa campare bene anche senza conoscere Lady Gaga, e che invece sia importante sapere cosa faccia la cultura pop al nostro cervello. Sapere che abbiamo dei limiti: non possiamo sapere cosa voglia dire DFW, come funziona il mercato delle droghe davanti alle scuole, come si campa con il lavoro nero nel nord-est, chi domini la scena glitch ungherese e quale sarà il prossimo crack del calciomercato. Non bastano le notti su internet a tenere il passo: anzi, ci allontanano dalla realtà più spesso di quanto pensiamo. Inutile seguire gli rss di Lady Gaga, dunque: è meglio sapere di non sapere, e quanto e come. A me aiuta a fare meno brutte figure con i miei studenti, perché li ascolto di più e imparo qualcosa.

Leonardo ha scritto un bel post per dire che i culti giovanili in realtà sono più adatti ai quarantenni. I miti strettamente riservati ai teenager, dice Leonardo, sono fondi di magazzino: roba come i Tokio Hotel, buona appena per i diari di settembre alla Conad. Anzi, dice: non ci sono più i teenager di una volta, con i loro simboli indecifrabili, i versi incomprensibili. Non ci sono più quei giovani che ballavano la musica che gli adulti non capivano, dal rock&roll alla techno. Ora, se va bene, si appassionano ai braccialetti dell’estate. Che già in ottobre piacciono più alle loro madri che a loro. Non riusciamo a vendergli niente più di questo, conclude Leonardo, e per il resto ascoltano Lady Gaga gratis su YouTube. Poveracci.

Proviamo a ribaltare la questione, però: non è che non ci sono più i pubblicitari di una volta? Forse siamo noi quarantenni a credere che ai bimbominkia piacciano solo braccialetti e Tokio Hotel perché l’unico modo che abbiamo per comunicare con loro è vendergli qualcosa. Le paghette, con la crisi, sono in deciso ribasso. Nella mia scuola ho notato un’abitudine diffusa: i sedicenni comprano il tabacco sfuso, le cartine corte (corte!) e si dividono una sigaretta in tre prima delle otto e mezza. Per un bel po’, temo, sarà così: l’Italia si avvicina alla Libia, non alla Scandinavia. Perciò, non basterà mappare i consumi dei giovani per capirli. Era il boom economico a illuderci: le generazioni che venivano dopo compravano sempre di più, urlavano canzoni, esibivano pubblicamente pantaloni e giacche di piuma d’oca. I matusa si lamentavano, ma c’era qualcuno (il pubblicitario) che si incaricava della mediazione culturale. Era facile, bastava guardare le vetrine e i marciapiedi del centro il sabato pomeriggio.

Oggi non basta. E non serve a niente illuderci che i bimbominkia sbavino per Lady Gaga, poveri scemi. Il video di Lady Gaga (Lady Gaga fa i video?) forse è la pagina che ha lasciato aperta papà la sera prima sul pc: i tredicenni guardano le cose 5 secondi e le imparano a memoria, ma non è detto che vi si siano appassionati. Sappiamo poco, noi quarantenni, su ciò che piace a loro. Ma crediamo di sapere tutto quello che c’è da sapere: Tokio Hotel, Lady Gaga, braccialetti e poco altro. Non è tutto lì: c’è la sigaretta divisa in tre, e c’è la cartina corta. Occhio.

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“They know it but they’re hiding it”

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Il futuro è passato qui

Alla Sapienza, evidentemente insoddisfatti dalla banalità della raccolta differenziata dei rifiuti, hanno inventato la “raccolta sommata”. Ne approfitto per segnalarvi il fichissimo tumbleblog di daniele. Che poi, io ‘sto Daniele l’avrò incontrato diecimila volte in corridoio, e nemmeno so chi sia.

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Salgalaluna è amico mio

Anzi no, non lo conosco.

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Quanto vale Sakineh

“Nel 2009, il commercio bilaterale tra Italia e Iran supera gli 8 miliardi di dollari, ciò che rende l’Italia il primo partner commerciale dell’Iran nell’Unione Europea.”

“Secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, il Brasile rappresenta il principale partner commerciale sudamericano dell’Iran.”

“Nel maggio 2009, il capo dell’Organizzazione per la Promozione del Commercio dell’Iran, Mehdi Ghazanfarni, ha dichiarato ai giornalisti iraniani che la Francia era uno dei principali partner commerciali dell’Iran nel 2008”.

(da www.irantracker.org)

Poi uno scopre, da Google Trends, che i paesi più indignati per la condanna a morte di Sakineh sono proprio Italia, Brasile e Francia. Strano: dai soci uno si aspetterebbe maggiore complicità. Viene da pensare che tanto casino sulla pelle di una donna serva all’Iran per firmare contratti a condizioni migliori, ma sicuramente non è così. E viene anche da pensare che per i partner dell’Iran la condanna permetta di fare con l’Iran traffici che la geopolitica non gradirebbe, mascherandoli da concessioni umanitarie. Ma sicuramente non è così.

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“I was wrong about veganism”

George Monbiot, il più influente ambientalista inglese, ha letto un libro e ha rivalutato i salumi.

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Cornuti e mazziati

Il CERN di Ginevra spende una caterva di soldi dei cittadini per cose che i cittadini ritengono per lo più inutili, come il bosone di Higgs. Al CERN si giustificano dicendo che la ricerca di base dà risultati nel lungo termine che a breve non si vedono – ma questa è una ragione buona per giustificare qualsiasi ricerca di base, anche la più minchiona. In alternativa, dicono che per cercare il bosone di Higgs si inventano talmente tante altre cose che alla fine i sottoprodotti sono più importanti ancora del risultato finale. Per esempio, citano sempre il World Wide Web, invenzione del CERN che, in effetti, ha avuto un certo successo. Ma ha avuto successo perché tutti hanno potuto utilizzarlo gratuitamente, in quanto le cose realizzate al CERN di solito non vengono brevettate. Ebbene, pare che sui brevetti abbiano cambiato idea. Quindi ora il CERN spenderà un sacco di soldi dei cittadini, e poi i cittadini dovranno pure pagare per usarne i risultati.

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